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L'opera

“Ci sono oggi documenti epigrafici che vengono riconosciuti come facenti parte di un ben preciso codice di scrittura che, per quanto ispiratosi a modelli esterni, ha mantenuto nel corso di quasi duemila anni sue precise, inconfondibili e inconfutabili caratteristiche.Queste peculiarità le vedremo nei dieci capitoli in cui è organizzato questo libro. Possiamo definire la scrittura nuragica come il codice dei segni pittografici, ideografici e lineari usati tra il XVI secolo a.C. ed il III secolo d.C. dagli scribi sacerdoti delle popolazioni della Sardegna; un codice comunicativo-espressivo (cioè anche artistico) sacro criptico (o a rebus) adoperato esclusivamente per celebrare la gloria del Dio supremo yhh o yhwh e quella dei suoi figli ‘divini´ in terra. Definizione però che non esaurisce completamente la natura del codice perché esso, così come nella scrittura egiziana, dalla quale il sardo direttamente o indirettamente prende più spunti, viene realizzato, per così dire, ‘a tutto campo´, cioè con gli stessi ‘oggetti´ e (cosa che a qualcuno potrà sembrare incredibile) con gli stessi monumenti.”