L'opera
´Leggendo i suoi testi – e questa raccolta di poesie in particolare – ho avuto la sensazione di trovarmi davanti al ´già detto´, o soltanto a qualcosa di smorto, a testi dettati dalla convenienza o dalla noia. Solo voglia di vivere e di mettere la Sardegna al centro del mondo, senza farsi offuscare dalla fierezza, ma inseguendo sempre la lucidità: il centro del mondo il sardo lo cerca e lo trova solo quando sa anche andare oltre se stesso. La poesia nasce qui, nella sua natura di sardo esterno, di sardo diverso e più uguale degli uguali, più sardo di tutti i sardi che sono sempre rimasti a casa loro.´ (Alessandro De Roma) Nate in diverse lingue in un arco di tempo di quasi un decennio, trasposte (non tradotte!) nelle altre tre lingue, le Ballate per seppellire un fucile sono poemi da recitare e da cantare, storie di guerra, di soprusi e liberazioni, di fame di pane e di pace, d´identità malintese, sradicamenti e privilegi, e di eroi senza fucile. Da Se sapessi, vincitrice del premio Gramsci 2006 per la poesia sarda, alla Ballata per seppellire un fucile, preghiera laica su fondale mediterraneo, passando per la cruda e struggente Le sue mani che guarivano, la subdola Servi, la tecnologica Inchinatevi, l´ipocrita Florelatívide, la patriotica Identità e l´aristocratica Destini di culla.
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