L´uscita in prima edizione di questo volume (Il Mulino, 1987) portava a conoscenza degli studi italiani alcuni dei saggi teorici più significativi della critica filologica anglo-americana, contribuendo così a innovare in relazione ai testi a stampa il quadro metodologico di riferimento.
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L'opera
La filologia italiana è nata come filologia dantesca, dunque sul fondamento di tradizioni interamente manoscritte. La filologia volgare inglese ha invece affinato i suoi metodi soprattutto su Shakespeare, le cui fonti testuali sono tutte a stampa. Dante e Shakespeare: il primo al di là, il secondo al di qua dello spartiacque gutenberghiano. Ma la tradizione letteraria italiana conta autori di prima grandezza anche successivamente all´invenzione della stampa (Ariosto, Machiavelli, Tasso e tutti gli altri), per i quali l´indagine filologica non può prescindere dall´applicazione del metodo bibliografico, e in special modo di quel settore della ricerca bibliografica che va sotto il nome di textual bibliography. La tipologia dell´oggetto materiale che veicola il testo, sia manoscritto o libro a stampa, determina infatti in maniera differente i modi della sua trasmissione, richiedendo di conseguenza tecniche di analisi e di ricostruzione altrettanto differenziate. Fino agli anni Ottanta del Novecento la filologia italiana ha applicato agli autori trasmessi da stampe gli stessi metodi impiegati per quelli trasmessi da manoscritti. L´uscita in prima edizione di questo volume (1987) portava a conoscenza degli studi italiani alcuni dei saggi teorici più significativi della critica filologica anglo-americana, contribuendo così a innovare in relazione ai testi a stampa il quadro metodologico di riferimento. La sua riproposizione oggi non solo rimette in circolazione quei saggi, da considerare ormai dei classici della nuova filologia, ma mira anche a fare un bilancio dei progressi registrati in Italia negli ultimi vent´anni nel nuovo ambito di studi.
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