L'opera
Vincenzo Pisanu ha raccolto, in Cantus de dispidida, tre sillogi di poesie, tre diversi itinerari, tre "stagioni del cuore", tra le innumerevoli che compongono l´esistenza. Cantus de passioni e de amori e Cantus de spera e de paxi, fanno da prologo agli altri "Canti di Commiato" - "Cantus de Dispidida". Nell´insieme, passaggi esistenziali importanti dell´uomo e del poeta. Tappe, tra le esperienze mature, che impongono pause di riflessione. "Fermarsi solo un poco", prima di riprendere il percorso che il tempo, che decide tutto, inesorabile, scandisce. "Con una capanna negli occhi e un bosco aggrovigliato nella mente", il tempo, come il vento, ci sospinge oltre. Ci rallenta, ci costringe alla sosta, ci induce a osservare. A capire le cose circostanti, le più semplici, quelle essenziali, a riconoscere quelle più amate, le più sofferte. Ci impone la stagione dei "bilanci" e, per il giudizio, ci porge carta e penna. Ed ecco "Is cosas chi tengu allogadas", le cose che sono nell´inventario di quanto ci siamo lasciati alle spalle, nella consapevolezza del presente e con gli occhi rivolti al futuro. Nella speranza che della fatica e della sofferenza del nostro transito possano restare tracce, i semi delle nostre azioni migliori, perché il viaggio non sia stato vano. Canzoni, d´amore, di dolore, di tormenti, di morte, incombente sempre, in ogni attimo del vivere quotidiano. "Si morit unu pagheddu, narendutì´ adiosu..." (Debadas): un poco si vive e un poco si muore, ogni giorno. E anche quando la vita sembra appagante sopraggiunge lo sgranarsi dei lunghi commiati, delle dispididas. Nel bagliore di una farrancada de luxi. Una luce che allude a un motivo di più per amare e ancora di più per cantare.
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