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«Rituali scolastici», un manuale per tutti

Rassegna stampa | La Nuova Sardegna | Dom, 10 Febbraio 2008
Bella storia, questa dell´istruzione! Assurdo, infatti, che "nella piramide gerarchica della scuola l´autorità più temuta, checché ne dicano i presidi, è il bidello". Sentenza lapidaria, senza possibilità alcuna di appello, a dimostrazione di quanto sia ingarbugliata la realtà. È la solita Italia che va, l´Italia che aspetta con ansia la fine dell´anno come anche le vacanze di Natale e che spera in un decreto legge per vedersi allungate le ferie, a prescindere dalla Befana e dai suoi viaggi con la scopa. E non sono soltanto i ragazzi e le ragazze del tempo delle mele, i teen ager di turno, a sognare un ministro benefattore. Ci si mettono pure gli insegnanti, certamente sottopagati, a complicare il minestrone nel calderone. Tutti la vogliono e tutti la cercano, insomma, la via di fuga dai banchi di scuola. Eppure, dice Augusto Secchi, scrittore e insegnante pure lui, la scuola italiana è pur sempre l´unica carta preziosa che vale la pena di giocare veramente.
Tant´è chiusa e imbalsamata e frustrata dalle mille e mille altre ancora circolari e burocrazie varie, tanto più la scuola del Belpaese rimane l´unico approdo sicuro su cui puntare la rotta della vita. Lo scrive e lo racconta uno che per lavoro fa lezione ogni giorno alle Medie di Siniscola. Un docente, dunque, laureato al Dams di Bologna con una tesi su Vincent Van Gogh, abituato, perciò, alla comunicazione diretta ed efficace. Un docente, soprattutto, che si porta dietro il dono dell´autocritica e dell´ironia, con la passione per le storie da microcosmo e un´attenzione particolare per il pianeta adolescenza. Così, non a caso, dopo lo stravagante ´Il raccontatore di balle´ (Bartleby lo scrivano, 1996) e il fortunato romanzo ´I colori dell´assenza´ (Frilli Editori, 2004), arriva quest´altro libro firmato Augusto Secchi: ´Rituali scolastici´ (Condaghes), appunto.
Un esilarante pamphlet, stracarico di massime e risate a non finire. Un percorso accidentato che parte dall´alunno: «Un martire, un perseguitato, una vittima immolata sull´altare della conoscenza". Per non dire di peggio: "Un attore, un commediante, un istrione». Anche se, sia ben chiaro: "L´alunno è maldestro per natura". Un percorso ad ostacoli che passa per la bidella di turno, la quale "diventa collaborativa quando non è disturbata mentre lavora a maglia o sta spremendo la sua materia grigia nella risoluzione di crucipuzzle o sta preparando il caffè". Che racconta di come il bidello Attilio si meraviglia di quell´arnese, chiamato scopa, del quale ignora l´esistenza. Ma non basta ancora.
´Rituali scolastici´, infatti, è un percorso di guerra psicologica che, nella battaglia navale dell´istruzione italiana, colpisce e affonda spesso e volentieri il salariato per eccellenza della scuola, ossia il prof: "Solitamente uno che ha deciso di fare questo mestiere perché non ha trovato altro". Succede allora che nei corridoi, se non addirittura nei bagni di sezione, "il punto di vista dell´insegnante, detto anche rudere e carnefice e balengo e tonto e babbeo... e chiudiamola qui che è meglio". È lo stesso prof che per trent´anni di fila massacra la vitalità dei suoi alunni e poi alla fine scopre d´averne nostalgia. Esattamente come è successo alla prof di matematica, accecata da un aeroplanino di carta lanciato nel teatro dei personaggi che nel libro entrano in scena, indossano una maschera e vanno avanti a stento, pesanti, passo dopo passo. È il bradipo tridattilo che si nutre di didattica stanca e in affanno.
Eppure la scuola è e rimane la salvezza degli alunni, assicura prof Secchi, anche di quei pluriripetenti che sono convinti di poter dominare il mondo, che danno un calcio ai libri ed emulano le gesta di Gianfranco Zola. Magic Box, autore di una postfazione sentimentale e curiosa ai ´Rituali scolastici´ di Augusto Secchi. "Qualsiasi passione - scrive l´olianese Re del pallone -, anche la più sfrenata, non può rinunciare al sapere". "Per raggiungere quel risultato, e migliorare la nostra vita, non possiamo fare a meno della conoscenza" aggiunge Zola. Ecco perché gli anni della scuola, questa benedetta istituzione sacrosanta immersa in acque torbide, non vanno sprecati. Ritrovarsi a impastare cemento, a manovrare betoniere e riconoscere che il prof in fondo in fondo aveva ragione, "porca miseria se c´aveva ragione", quando in classe diceva che "per migliorarsi bisogna studiare e leggere e incuriosirsi", significa che ormai è troppo tardi. "Ah, se potessi tornare indietro". Ma tornare indietro, a quel punto, sarà davvero difficile.


Il libro  
Augusto Secchi

Rituali scolastici


Cagliari, Condaghes
2007, pp. 108, Ragazzi
Euro 8,00
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