The work
Un secolo, cento anni fa aveva fine la Grande Guerra, e oggi siamo alla quarta generazione con ricordi e memoria che cominciano a scolorire. È invece importante mantenere viva la storia di una delle più immani tragedie dell´umanità, il più grande bagno di sangue che l´umanità avesse fino ad allora conosciuto, l´´inutile strage´, come la definì il Papa Benedetto. Ricordare, questo è il principio guida di questo libro di Marina Moncelsi. Ricordare che dei tantissimi soldati dell´esercito italiano caduti nella Grande guerra solo una parte ha avuto sepoltura. Ricordare che – secondo i dati ufficiali – furono 13.602 i caduti sardi. Ricordare i nomi e le storie dei troppi giovani strappati alla loro terra e alle loro famiglie che trovarono la morte nei diversi fronti di guerra. Marina Moncelsi, attraverso una paziente, meticolosa ricerca negli archivi, ci consegna un doppio profilo, quello di una comunità – Nuoro del primo Novecento – e il profilo biografico dei caduti del contingente nuorese partito per il fronte, a cominciare da Michele Papandrea, sindaco della città al momento dell´entrata dell´Italia nel conflitto mondiale. Restituisce dignità alle storie di gente comune che fino ad oggi, a Nuoro come in molte città italiane, erano semplicemente dei nomi iscritti in lapidi collettive. Come sottolinea nella Prefazione Alberto De Bernardi ´nomi senza volti e senza storia, a cui invece Moncelsi da una identità più precisa, tracciando una biografia, ancorché limitata dalla scarsità delle notizie e dalla assoluta normalità di vite ordinarie. Eppure questi uomini semplici sono la stragrande maggioranza di quei seicentomila italiani morti al fronte tra il ´15 e il ´18, e rappresentano il volto tragico della ´vittoria´. Dare loro dignità storica non è solo un contribuito alla conoscenza del passato, ma anche un impegno civile che Moncelsi ha colto pienamente attraverso la sua ricerca e con la pubblicazione di questo bel libro´.
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