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Monoteismo precristiano in Sardegna

(origini, etimologie)
Monoteismo precristiano in Sardegna - Salvatore Dedola, Grafica del Parteolla (2012)

Author/s Salvatore Dedola
Publisher Grafica del Parteolla
Edition Dolianova, October 2012
Pages 600
Series Semitica, n° 5
Genre Non-fiction
Format Paper 
Price € 34,00
Foreword Salvatore Dedola
Release language Italian

  Further details

The work

Il lettore che mi vorrà benevolmente seguire noterà che scrivo di religione da un punto di vista inconsueto. Oltre a presentare un ampio quadro della religione precristiana in Sardegna (opera mai tentata prima, almeno con criteri scientifici), cerco di dimostrare che l´idea del Dio unico non fu soltanto degli Ebrei (e poi dei Cristiani). So bene che questo tema è in controtendenza, ma lo affronto con serenità. Di questi tempi in Italia chi vuole affrontare tale argomento non rischia più la vita, nemmeno la detenzione. Sembrano lontani (eppure sono vicini) i tempi in cui la Chiesa di Roma governava le anime ed i corpi, punendo l´assenza di fede (quella ufficiale) non come un peccato ma come un crimine contro l´Umanità. I Musulmani esercitano ancora oggi questa giurisdizione assoluta, ma per mia fortuna la loro religione è sorta tardi rispetto ai temi che tratto nel libro; quando Maometto prevalse in Oriente e in buona parte d´Europa, l´oggetto delle mie ricerche aveva già subito, per vie tutte interne al Cristianesimo, quella incredibile metamorfosi che m´accingo a documentare attraverso una serie di snodi cruciali.
Invero in me permane un residuo imbarazzo ad esaminare questa materia; esso ha origine dalla forza intimidatoria dei giudizi ritenuti "infallibili", quelli scaturenti o pilotati dalle sedi parrocchiali o vescovili, i quali, specie in Italia, hanno il potere di alterare la serenità dell´ambiente e, ad ogni buon conto, hanno la forza d´imbozzolare, rintuzzare e relegare i libri più seri in una nicchia inaccessibile, così da rimuoverli dall´ambito della storia della cultura. Si tratta della forma attualizzata della damnatio memoriae, un tempo accompagnata da un più convincente rogo dei libri, imposto dalla Santa Inquisizione, poi dal suo erede, il Sant´Uffizio. Oggi la Congregazione per la Dottrina della Fede (i nomi mutano più facilmente del retaggio...) non può più ambire alla truce teatralità, e vorrebbe far dimenticare che fino al XVIII secolo i roghi erano due, uno dei quali riservato spesso all´autore.
Queste oggettive difficoltà, che ammetto in quanto Autore, si sommano all´indifferenza dei possibili lettori. Non basta "agganciare" questi mediante Internet o con altri sistemi digitali, quando sono proprio i loro interessi mondani a fare schermo alle letture religiose. Questa massa di giovani è un paradosso vivente: alea nell´anima e negli atteggiamenti ma credente nell´eloquio, al quale è stata ammaestrata fin dal primo balbettare. Lo vogliamo o no, in Italia siamo tutti fedeli obbligatori. Per quanto poi il "credo" del singolo, esibito quel poco che basta a non allarmare il clero, lo dispensi da verifiche: virtuoso equilibrio freudiano che libera dai rimorsi e dispone il pensiero e le preoccupazioni del vivere a tutt´altre faccende. «La fede rende beati: di conseguenza mente», diceva Nietsche. In verità, non saprei se mente, però anestetizza. Il "credente" vuole credere senza sapere, è abituato a by-passare l´idea di Dio con la stessa leggiadria con cui s´asside a una mensa goliardica. Il "credente" peraltro ha il suo buon diritto a non immischiarsi in tali argomenti, per i quali, non avendo spesso gli enzimi, rischia la dispepsia. Quindi è umano che si salvi scartando le letture.
Altri commensali, magari più civettuoli e aperti, sono più captabili, visto che accettano di curiosare, e addirittura intrigano per "cliccare" su certi dibattiti. Però molto spesso pure questa porzione di lettori è protetta dall´usbergo di un infantilismo che li fa "scherzare" su tutto quanto non rientri nei maneggi e nelle finanze. Anch´essi, tutto sommato, non s´immischiano nelle correnti di pensiero che indagano seriamente il grande mistero dell´Essere. Quindi, per essi, Dio non sarà mai oggetto di sana ricerca.
Con queste premesse m´accingo a scrivere di religione, sperando che qualche lettore venga convinto, se non da una ricerca scientifica sul divino (che di per sé è un fatto raro, viste le sciatterie o le contraffazioni connotanti molte di queste ricerche), almeno dal fatto che le mie indagini studiano il fenomeno da un punto di vista originale, quello delle etimologie. Esse infatti scavano scientificamente nei significati arcaici delle parole che per millenni avevano espresso il fenomeno religioso e le credenze sulle origini del mondo.
La Sardegna aveva bisogno di rinnovare l´aria, visto che sino ad oggi molti indagatori del "sacro" hanno inquinato il campo per eccesso di superficialità e di vanità, condite da un pusillanime settarismo. Oggi, con questo studio, tutti possiamo respirare profondamente, senza tema d´intasare i bronchi con le "polveri sottili". Possiamo liberamente scrutare gli orizzonti del passato, poiché il libro strappa la cortina partigiana che per 1600 anni ha celato il tesoro di sapienza che il popolo sardo aveva accumulato nella sua lunga civiltà.
(dalla prefazione dell´autore)

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