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Severe ludere

uso e funzione dell´astrogalo nelle pratiche ludiche e divinatorie del mondo greco
Severe ludere - Federica Doria, Edizioni AV (2012)

Author/s Federica Doria
Publisher Edizioni AV
Edition Cagliari, June 2012
Pages 144 (illustrated)
Series Dissonanze, n° 3
Genre Non-fiction
Format Paper 
Price € 17,00
Introduction Federica Doria
Foreword Simonetta Angiolillo
Release language Italian

  Further details

The work

Uno dei principali meriti di Federica Doria consiste nell´aver scelto come oggetto della sua tesi di dottorato, che esce ora nella collana Dissonanze, un argomento tanto avvincente quanto poco studiato: l´uso e la funzione dell´astragalo nelle pratiche ludiche e divinatorie del mondo greco.
Partendo dalle differenti tradizioni sull´invenzione del gioco degli astragali e dal rapporto tra questi e i dadi, l´A. analizza la documentazione letteraria e archeologica sui vari tipi di giochi e sui protagonisti di ciascuno di essi – i bambini e le donne erano ammessi ai giochi della tropa, dell´omilla e della pentalitha, ai maschi adulti erano riservati i più complessi artiazein e, soprattutto, la pleistobolinda –, per soffermarsi poi sulla funzione e sulle valenze del gioco. Gli aliossi vengono dunque esaminati come proiezione simbolica della tyche nel suo duplice aspetto di Fortuna/Sfortuna, come prefigurazione della morte improvvisa e/o rematura dei giocatori, infine come dedica in contesti santuariali (nel Didymaion di Mileto, nell´Heraion di Samo, e anche sull´acropoli di Atene) e anche come offerta funeraria: esemplare il caso di Locri dove alcune tombe hanno restituito circa mille astragali ciascuna.
Da questo particolare punto di osservazione Federica Doria esamina alcuni celebri casi di astragalizontes: le due Niobidi sul pinax monocromo di Ercolano, i due figli di Medea in una pittura della Casa dei Dioscuri a Pompei ed Elena che, secondo la testimonianza di Efestione, contravvenendo alle regole che vietavano alle donne l´uso degli astragali, si sarebbe giocata con Paride, vincendo, il nome da dare alla figlioletta, morta poi a Troia. In tutti questi casi il gioco prefigura la tragica fine dei protagonisti.
A questa stessa chiave ermeneutica ricorre l´A. nell´analizzare il più celebre degli astragalizontes dell´arte figurativa greca: Achille e Aiace intenti a giocare sull´anfora del Vaticano di Exechias, vero mostro sacro della ceramica attica, oggetto finora di particolare attenzione da parte degli archeologi per la sua indiscussa altissima qualità pittorica, per l´assenza di corrispondenza di questa scena nella documentazione letteraria conservata e per l´alto numero di attestazioni concentrate in un ristretto arco di tempo. Ci si è dedicati alla ricerca del modello perduto, letterario o artistico, si è ipotizzata la sua dipendenza da un gruppo scultoreo dell´acropoli di Atene e si è cercato di interpretare la scena in chiave simbolica come testimonianza di una opposizione a Pisistrato, o, al contrario, come espressione della propaganda dei Pisistratidi. Molti di questi approcci sono fondati su buoni argomenti e meritano attenta considerazione, ma, a conferma di un celebre detto di A. Einstein secondo cui ´è la teoria che determina ciò che osserviamo´ era finora sfuggito all´attenzione degli osservatori proprio il soggetto raffigurato, il gioco a dadi o ad astragali. L´analisi di Federica Doria rimedia a questa mancanza, individuando sia la forte valenza funeraria dell´immagine, non per nulla in gran parte ornamento di vasi presenti in tombe, che quella paideutica, con la vittoria, tra i due eroi, non solo del più forte, ma anche di quello amato dagli dei e dalla tyche, che gli concederanno la bella morte.
(Simonetta Angiolillo)

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