Se Mommotti è l´antidoto al pattume quotidianoRassigna de imprenta | L´Unione Sarda | Dom, 4 Maju 2008 Scritto con Rossana Copez e pubblicato dall´editore Condaghes , è illustrato da Eva Rasano Se Mommotti è l´antidoto al pattume quotidiano Tonino Oppes, quando la Sardegna dei bambini era popolata da mostri che vivevano solo nelle fiabe Brutto segno. Quando un giornalista scrive fiabe e abbandona sangue-sesso-politica, insomma la discarica umana del suo habitat professionale, vuol dire che qualcosa non quadra. Tonino Oppes, 57 anni, è il caporedattore del tiggì regionale di Rai 3, insomma quel signore che ci cucina ogni giorno l´informazione in nome e per conto del Servizio Pubblico (tutto maiuscolo). Due figli, originario di Pozzomaggiore, da più di trent´anni nella televisione di Stato, nasconde dietro la maschera dell´uomo mite un sistema nervoso a prova di elettroshock. È riuscito ad attraversare, senza cadere di sella, governi di centrodestra e di centrosinistra. Un elefante di Annibale. Ha valicato, riuscendo a restare vivo, l´arroganza di una classe politica locale talvolta rancorosa e spietata. Dal Duemila, che televisivamente vuol dire un secolo, sta al suo posto: un record, la prova provata che siamo di fronte a un capolavoro vivente dell´equilibrio. Dell´equilibrio, non dell´equilibrismo. Se adesso però si lancia sul mondo delle fiabe, dei racconti rubati alla memoria dei nonni, vuol dire che sta scappando. Da cosa e da chi, decidetelo voi. Insieme a Rossana Copez (insegnante in pensione) e un´illustratrice suggestiva, Eva Rasano, ha pubblicato un libro che si intitola Tutti buoni, arriva Mommotti (edizioni Condaghes, 103 pagine, 8 euro). Si legge in un soffio. Chi ha più di 50 anni ritroverà molte storie dell´infanzia abitate da un orco che puniva qualunque disobbedienza. Chi ne ha meno di trenta scoprirà invece un mondo dove alla fine chi vince non diventa tronista e nemmeno velina. Il tema-chiave è la paura. Quella che in un tempo lontano serviva a crescere i bambini nel rispetto del prossimo, a insegnare la buona educazione, a far passare la linea del terrore per evitare che potessero farsi male. Un giudice severo e inafferrabile (capace di vederli dappertutto, come Dio) stabiliva punizioni severe e condanne che non prevedevano l´indulto. Questo giudice aveva in Sardegna, a seconda dei luoghi, i nomi più strani. Mommotti era uno dei tanti, forse il più famoso. Di sicuro suscitava sempre e comunque paura. Paura che, giurano gli autori di questi racconti, ha anche un colore: giallo. La stessa che per Dario Argento è nera, per Degas verdastra come l´assenzio, per Dostoevskij rossa. Perché scrivere fiabe, disgustato dalla professione? Oppes incassa, metabolizza, elabora, risponde: «La passione non è di oggi, ho iniziato dieci anni fa a pubblicare libri di questo tipo. Dal mestiere che faccio ricevo consolazioni e conferme. Dunque la mia non è una fuga dettata dal bisogno. Ma entrare nel mondo dell´incantato è sicuramente un´evasione, un desiderio che non si è mai spento». Aggiunge, personale mea culpa, che la sua generazione ha clamorosamente fallito sul fronte ambientale: «Abbiamo sbagliato tutto. Viviamo in una regione dove il termine Area-Parco, e penso al Gennargentu, è ancora tabù. Oppure c´è, sullo schieramento opposto, un ambientalismo estremo, esasperato. Così, non ne usciamo». In attesa della soluzione, cento pagine di fiabe (dedicate a bambini e adulti) servono per ricordare che c´è scarsa sensibilità verso la natura, che «è morta la comunità del racconto, definitivamente scomparse le sedie messe in strada d´estate per chiacchierare, i bagliori ipnotici del camino d´inverno». Quando Oppes era bambino, i nonni erano autorevoli e rispettati testimoni del tempo e il cimitero un posto da evitare con cura perché era il domicilio quasi certo di Mommotti o di qualche suo parente altrettanto orrido. «Mi rendo conto che con Rossana Copez abbiamo riferito vicende di un´epoca pre-televisiva. Parliamo di mostri che erano miti, inesistenti e irraggiungibili, giusto un punto di riferimento. Ora invece conviviamo con mostri veri, concreti, materiali e disgustosi». Ce li propone tutti i giorni, guarda quando si dice il caso, la televisione e la mamma di tutti gli orrori in cronaca: la stampa. Ovvio, a questo punto chiedersi, se questo libro non sia un antidoto al sanguinario pattume quotidiano. «Chissà. Credo che l´albero della memoria vada coltivato e innaffiato con cura. È la chiave che aiuta ad entrare in un´altra dimensione: quella del sogno. In un mondo dove le priorità, come si dice oggi, sono il cellulare e il ristorante giusto, noi proponiamo una contro-ricetta: custodire la memoria del passato senza scadere nella nostalgia». Fatta questa premessa, a chi può interessare oggi un libro di fiabe e di tradizioni sulla Sardegna di ieri? Oppes ha fatto il conferenziere nelle scuole elementari ottenendo uno share di tutto rispetto. «Basta stuzzicare la curiosità, la risposta c´è. D´altronde, la paura non ha smesso di esistere: ai miei tempi si chiamava Mommotti, adesso chiamatelo come vi pare». La morale di un libro dedicato in fondo a tutti quelli che non vogliono smettere di essere vivi, è il dolore per aver perso qualcosa di importante: il piacere di stare insieme (complice il racconto, la fiaba), ritrovarsi faccia a faccia a fine giornata. E non separati: in casa, nel quartiere, nel paese. Ognuno, disperatamente solo, imperatore assoluto dei suoi canali e del suo telecomando. (Giorgio Pisano)
Rossana Copez,
Tonino Oppes Tutti buoni arriva MommottiCagliari, Condaghes 2008, pp. 108, Pitzocos Euro 9,00 |
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