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Il testamento Esperson

Rassegna stampa | La Nuova Sardegna | Gio, 20 Luglio 2006
Una storia sassarese. 31 luglio 1940. Il direttore del manicomio di Rizzeddu scrive al presidente dell´ospedale. C´è una ricoverata che sta molto male, tanto che se ne «attende l´esito da un giorno all´altro». Richiesta: almeno una vestaglia, perché la povera signora, che è a letto da diversi anni, non possiede né abiti né niente.
La povera signora, che infatti morirà di lì a pochi giorni, è Teresa Figari, vedova del professor Pietro Esperson. Il marito è morto da più di 23 anni. Ed è morto avendo fatto un testamento nel quale, per tenere fede a una vocazione alla beneficenza, che era non solo sua ma di tutta la famiglia, aveva destinato ogni suo avere a una sola causa: creare a Sassari un istituto (che si sarebbe potuto chiamare anche «Istituto Esperson) per i tubercolotici, dal momento che la legge vietava all´ospedale cittadino, che era sprovvisto di padiglioni appositi, di accogliere malati contagiosi.
Una storia doppiamente incredibile: da una parte c´è il dramma di questa povera signora che, finita nell´ospedale psichiatrico (sorto nella stessa area dove sorgerà poi il sanatorio di Rizzeddu), muore forse senza neppure una vestaglia, lei che era appartenuta a una delle famiglie più ricche e più stimate di Sassari; dall´altra c´è la storia di questa eredità Esperson, che praticamente scompare in quello che sembra un interminabile labirinto burocratico, fra i va-e-vieni delle decisioni e dei pentimenti del consiglio d´amministrazione dell´ospedale.
Quasi un mistero, se non proprio una congiura. Ma la tesi della congiura è in qualche misura sostenuta da tre studiosi che hanno provato a ricostruirla e ora ne rendono conto in un libro pubblicato dalla Edes, che, sotto il secco titolo «Esperson», aggiunge però il sottotitolo «Intrighi, maneggi e raggiri». La manchette di copertina carica la dose: «Storia di un testamento calpestato e di un´eredità dissipata».
Lo hanno scritto tre personaggi che i sassaresi conoscono bene: Pierluigi Dessy, «noto giornalista della carta stampata e della televisione», dice l´editore; Gianfranco Trudda, «autore di scritti di storia e di cultura sarda»; il dottor Francesco Pintus, «noto magistrato, che ci svela ´di che lagrime grondi e di che sangue´ l´ingiustizia fatta nel nome della giustizia».
La famiglia Esperson, di origine francese, ebbe un ruolo di grande rilievo nella Sassari dell´Ottocento: Ignazio fu autore di un libretto rimasto famoso per la passione repubblicana che lo animava, tutto in difesa di Giommaria Angioy, suo fratello Pietro fu professore di Diritto internazionale a Pavia e a Sassari, conosciuto e apprezzato in tutta Europa.
Famiglia sfortunata. Ultimo affronto del destino, forse, la coincidenza toponomastica per cui la via vicina alla loro casa, intitolata a Ignazio fu a lungo conosciuta, fino alla metà del Novecento, quasi soltanto per la casa chiusa che vi si apriva.


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