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Uno scozzese e i ´majoli´ della Sardegna

Rassegna stampa | L´Unione Sarda | Dom, 24 Agosto 1997
Maioli venivano chiamati i giovani di origine contadina che studiavano nelle scuole di Cagliari. Non avendo i mezzi per pagarsi vitto e alloggio, lavoravano come domestici preso le famiglie facoltose. Queste figure di studenti-servi erano diffuse soprattutto nell´Ottocento, ma anche nel secolo precedente e all´inizio di quello successivo non mancano esempi documentati dagli storici e dagli scrittori. Francesco Alziator ha scritto che nella società spagnola e nella letteratura picaresca compare spesso questo personaggio (tipica la figura di Pablo di Segovia, il protagonista della Historia y vida del gran Tacano di Francesco Quevedo). Antoine Claude Valery, arrivato in Sardegna agli inizi del secolo scorso, registrò a Cagliari la presenza di ottocento maioli, su una popolazione complessiva di trentamila abitanti.

Non tutti i giovani che provenivano dalla campagna studiavano con profitto, ottenendo un titolo di studio che consentiva loro di scalare ceto sociale. Molti si trasferivano in città per sfuggire alla fatica dei campi e finivano per commettere piccoli reati. Non a caso nel 1808 fu emanato un editto del re Vittorio Emanuele I di Savoia, che regolamentava l´usanza dei maioli. Per potersi trasferire dai piccoli centri a Cagliari occorreva una documentazione e controlli che attestassero le qualità morali dei giovani e le loro attitudini per lo studio.

Quanto all´etimologia della parola, secondo Vittorio Angius il nome maiolo deriverebbe dalla tramoggia della mola. Per Max Leopold Wagner va ricollegato a mayale. In un famoso sonetto il poeta Gaetano Canelles descrive l´atteggiamento non del tutto benevolo dei cagliaritani nei confronti di questi giovani. «La più grossa seccatura di Cagliari / per chi non lo sapesse, è il maiolo / che se ne viene in città solo soletto, / ancora ragazzo, per tentare la fortuna».

Questa figura di studente-servo oggi scomparsa ha ispirato anche uno scrittore inglese, che gli ha dedicato il romanzo The Majolo, ora tradotto per la prima volta e pubblicato nelle edizioni Condaghes (pagine 224, lire 25.000). John Galt - così si chiama l´autore del libro in questione - venne in Sardegna ai primi dell´Ottocento.
Era uno scozzese che lavorava in una ditta commerciale. Viaggiò in lungo e in largo nel Mediterraneo e in Canada. Parallelamente a tale attività scrisse libri e articoli per diversi giornali. Grazie ai suoi romanzi, ha un piccolo spazio nei manuali di letteratura inglese.

Nel primo capitolo lo scrittore incontra in un centro dell´Ogliastra un uomo che parla l´inglese e ama leggere. È un ex maiolo la cui esistenza è stata ricca di colpi di scena, incontri con personaggi straordinari e viaggi in Italia e in Europa. Costui racconta a Galt molto dettagliatamente le tappe della sua carriera di ragazzo di campagna trasferitosi nel capoluogo sardo per riscattarsi da una condizione sociale di asservimento. Quasi tutta la storia è narrata in prima persona da quest´ultimo, che ha un gusto spiccato per l´osservazione e per lo studio dei caratteri delle persone con le quali entra in contatto. C´è chi lo tratta con benevolenza e chi invece ha un atteggiamento derisorio nei suoi riguardi.

Insomma una ricca galleria di personaggi scorre nelle pagine di questo romanzo, che per certi aspetti si richiama alla letteratura picaresca. Specie per gli spostamenti geografici e per gli imprevisti che rendono la vita priva di certezze. Belle le scene ambientate a Napoli, definita la più incantevole e voluttuosa città d´Europa, per i suoi teatri e per la vita mondana che vi si faceva. Ma la narrazione non comprende tutte le vicende del personaggio al quale è intitolato il libro. Infatti la traduzione del romanzo di Galt, fatta da Marcella Garau e Antonello Pitzalis, riguarda solo la prima parte dell´opera.

Il motivo per il quale la seconda parte del testo si può leggere solo in inglese è dovuta al fatto (secondo i curatori) che presenta un interesse meno diretto per la conoscenza della Sardegna del primo Ottocento. The Majolo è preceduto da un´ampia nota storica di Tito Orrù, che spiega al lettore tutto ciò che bisogna sapere per inquadrare questo romanzo in una cornice sociale che Galt tratteggia mescolando realtà e finzione.

(Giovanni Mameli)

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