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Quella macchina rossa, tragica sintesi di tragedia storica e politica

Press review | L´AltraVoce.net | Sat, 10 May 2008
´La verità è sempre rivoluzionaria´. Si conclude con le parole di Antonio Gramsci l´opera prima di Antonio Volpi intitolata ´La macchina rossa´, un romanzo coinvolgente che intreccia la storia di Sesto Paolino con quella di Aldo Moro. Il primo è una persona comune, semplice, che abita in via dei Funari, perpendicolare di via Caetani, quella dove lo statista viene ritrovato cadavere nel cofano della famigerata Renault 4 rossa, il 9 maggio 1978 dopo 55 giorni di prigionia. Data che segna tristemente la storia d´Italia ma che è anche il giorno del settantesimo compleanno di Sesto, protagonista del romanzo. Personaggi di fantasia che si muovono paralleli alle vicende realmente accadute in quei drammatici giorni e che l´autore usa per sostenere un´ipotesi del caso Moro che però non è affatto fantasiosa. Gianni Filippini, Carlo Piana e Cristina Lavinio hanno raccontato e messo in evidenza le parti più interessanti del romanzo ieri alla Biblioteca di studi sardi di Cagliari, supportati dalla voce narrante di Giancarlo Buffa, che ne ha letto alcuni brani.

´L´idea di scrivere un romanzo che gira attorno alla drammatica vicenda di Aldo Moro -racconta l´autore- mi è venuta perchè quegli anni li ho vissuti a Roma da militante politico, e quell´episodio ha provocato una profonda lacerazione nelle persne e nella società -continua Volpi- la versione ufficiale dei fatti non è mai stata approfondita´. C´erano persone che avrebbero potuto salvare Moro? C´era qualcuno che preferiva che un uomo cosi sparisse dalla scena politica italiana? Questi interrogativi, comuni anche a tanti altre persone, hanno guidato Volpi nella costruzione di un romanzo che dà anche una lettura diversa dei fatti, che peraltro non è sostenuta solo da lui: ´ alcuni giornalisti come Giovanni Bianconi del Corriere della Sera ma anche altri fanno ipotesi come la mia´ dice Volpi.

Nella storia del protagonIsta, ci sono anche richiami alla Sardegna, un ruolo fondamentale infatti è rappresentato dal personaggio di Pietrina, moglie di un poliziotto che Sesto ha soccorso durante uno scontro tra polizoa e autonomi. Intervento che ha salvato la vita del poliziotto e per il quale lui e sua moglie gli saranno grati per sempre. Un modo per dimostrare la riconoscenza di Pietrina, è quello di dedicare un giorno alla settimana a sistemare la casa di Sesto e aiutarlo così nelle faccende domestiche. Pietrina è sarda, cagliaritana di origini barbaricine. Tra i due nasce un rapporto di amicizia che permette a Sesto -che ha sempre vissuto una vita piatta e monotona a Roma e non se n´è mai allontanato- di conoscere la Sardegna e Cagliari, e grazie ai racconti, alle descrizioni ma anche ad alcune espressioni tipicamente sarde della donna tanto che gli sembrerà di esserci stato.

´La vita è lunga tanti anni, ma è fatta di pochi momenti´ a questo pensava Sesto mentre era affacciato alla finestra il giorno del suo settantesimo compleanno, e proprio in un momento di quel giorno, lui, una persona anonima, avrebbe potuto cambiare la sua vita e diventare un grande personaggio.

Nella postfazione Antonio Volpi dedica la sua opera a sua moglie ma anche a Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi le cinque vittime della scorta di Moro, massacrate in Via Fani durante il sequestro. Ai vecchi, custodi della memoria, ´quelli che -scrive l´autore- contano poco, ma osservano, capiscono, scrutano´. E ai giovani ´perchè anche se non erano ancora nati all´epoca dei fatti, siano stimolati ad approfondire la conoscenza di quegli anni turbinosi e violenti´. Il libro di Volpi, scritto in forma romanzesca per raggiungere anche quelli che non hanno voglia di leggere documenti polverosi e noiosi, fa venire voglia di ricercare la verità, anche a 30 anni di distanza dai fatti. Come ha sottolineato Carlo Piana ´ la conquista della verità è sempre una tappa fondamentale per arrivare alla giustizia´.

Elvira Corona

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