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Todde, corpi da indagare

Press review | Il Sardegna | Thu, 5 April 2007
C´è il colore rosso, vermiglio della carne respinta di Benedetta, gli odori e gli sconquassi del corpo di Uterina, con le sue ´labbra violente´ e una vita comandata in ogni suo aspetto dall´utero (ecco il perché del nome). C´è il corpo di Wolf, biondo angelico desiderato e bramato eppure inafferrabile. Il nuovo romanzo di Giorgio Todde, Al caffè del silenzio si presenta in primo luogo sotto il segno del corpo. Corpo su cui Benedetta porta le conseguenze del rifiuto di Wolf, di una vergogna che agisce come combustione sulla carne, il corpo di Uterina che promana di sé l´ambiente, il corpo dell´orologiaio Osvald come pieno controllo di sé, come gesto calibrato e perfetto.

E poi c´è anche altro, ovviamente. C´è ad esempio una continua riflessione sul tempo, su amore e follia, su ´paura e carne´, naturalmente sulla morte – temi cari allo scrittore/oculista cagliaritano al suo settimo lavoro. Siamo nei paraggi del noir-metafisico che Todde alterna alle vicende dell´imbalsamatore detective Efisio Marini. C´è un omicidio (anzi, due), ci sono delle indagini condotte con eloquenza, quasi con naturalezza da Silvano Pandimiglio, che aveva lasciato la polizia «dove tutto era volgare, puzzava di cicche e dove tutto era brutto e senza garbo». Eppure indagine e momento giudiziario non sono che aspetti di un romanzo che gioca con equilibrio con situazioni sul filo del paradosso, su elementi stranianti che affiorano senza eccesso, su riflessioni ´metafisiche´ appunto e su un´atmosfera che sa essere rappresa o a contrario di una fisicità straripante, con una scrittura asciutta e calibrata. Tutto ruota intorno a delle figure le cui vicende finiscono per intrecciarsi. Quella di Benedetta, che aspetta il momento di vendicarsi per il rifiuto del ragazzo e che «sull´attendere ha costruito una dottrina intemerata che inizia con il non uso di sé». E quella di Uterina, che un giorno incontra Wolf mentre pesca al molo del porto e se ne innamora. Wolf è un seguace del grande orologiaio Osvald Thurn, uomo che un tempo aveva una relazione con la nonna di Uterina, Saveria, morta da poco in apparenza di morte naturale. Per lui riparare significa «continuare il tempo e cercare le origini del tempo», ed è il personaggio più affascinante, mosso da un rigore razionalista che confina pericolosamente con la follia (scoprirà che anche nel genio c´è l´imperfezione). La svolta avviene con la morte per affogamento, dopo una violenza sessuale, di Matteo, allievo di Osvald e migliore amico di Wolf. Indagherà Silvano, attratto dalle anomalie della storia. Affioreranno particolari importanti, come la follia della nonna Saveria – mentre spesso alcuni personaggi si recano al Caffè del silenzio, nel quartiere alto sulla rocca, «dove la decenza, dicono, si manifesta con la regola austera del mutismo».
Andrea Tramonte

The book  
Giorgio Todde

Al caffè del silenzio


Nuoro, Il Maestrale
2007, pp. 240, Fiction
Euro 14,00
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